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“Click4All, da Bologna a Damasco kit riabilitativi per i bimbi disabili siriani” su Redattore Sociale

CLICK4ALL a Beirut con Siriani 2Mentre continua la fuga dal Paese mediorientale, c’è chi da non vuole o non
può scappare: da quasi 10 anni il Centro di riabilitazione Zam di Damasco
supporta i bambini disabili e le loro famiglie. E da Asphi arrivano i kit
tecnologici per la riabilitazione, l’educazione e il gioco

 

(Ambra Notari)
© Copyright Redattore Sociale
BOLOGNA – Tra i 12 milioni di siriani in fuga ci sono anche persone disabili: vittime del
conflitto o malate dalla nascita, si mettono in viaggio con i famigliari per un futuro che, per
loro, sarà ancora più difficile da raggiungere. Qualcuno prova ad aiutarli, come accade nel
campo profughi di Zaatari, in Giordania, dove una piccola ong spagnola li assiste da ogni
punto di vista. Ma ci sono anche persone disabili che, dalla Siria, non vogliono o non
possono scappare: di molte di loro si prende cura il Centro di riabilitazione Zam di
Damasco, nato nel 2006 grazie al supporto della cooperativa romana Armadilla. Un centro
di oltre mille metri quadrati con il compito di rafforzare i servizi di assistenza ai bambini
disabili della municipalità di Hajar Al Aswad (prima periferia di Damasco) e migliorare le
competenze riabilitative del personale medico e paramedico locale. Un centro non solo per
la riabilitazione del minore disabile, ma anche per il supporto dei genitori: tutto è gestito
con il pieno e indispensabile coinvolgimento della comunità.
“Per colpa della guerra molti medici stanno andando via. Ci hanno chiesto aiuto, e noi
siamo stati felici di fornirlo”. A parlare è Nicola Gencarelli: 35 anni, lavora con la
fondazione bolognese Asphi, che da più di 30 anni si occupa di informatica e disabilità,
con l’obiettivo di promuovere la partecipazione delle persone con disabilità in tutti i
contesti di vita, attraverso l’uso della tecnologia ICT (Information and communication
technology). “Armadilla cercava un supporto tecnologico, e noi le abbiamo proposto
Click4All”. Click4All è un kit informatico di auto-costruzione pensato per permettere alle
persone con disabilità l’accesso alla tecnologia, attraverso interfacce costruite e
personalizzate rispetto alle loro abilità e capacità cognitive, motorie e sensoriali. “Perché
le persone con disabilità che non sono in grado di utilizzare tastiere, mouse e schermi
touch screen standard, possono avvalersi di ausili informatici specifici. Noi forniamo loro
strumenti che permettano di progettarli”.

In pratica Click4All è una scatolina da cui partono alcuni cavetti che, connessi con un
qualsiasi materiale conduttivo – anche materie poverissime: tessuto, disegni a matita,
pongo, rame, alluminio, frutta e qualsiasi altro tipo di materiale contenente metallo o acqua
– permettono di costruire sensori a tocco che sostituiscono i comandi del mouse, della
tastiera o di un joystick ( vedi ). Funziona anche come multi-piattaforma che si collega via
bluetooth o via usb con computer, tablet e smartphone di qualsiasi sistema operativo.
Attraverso un software grafico è possibile configurare il kit, decidendo quali comandi
informatici associare ai sensori auto-costruiti (movimenti del mouse, click sinistro e
destro, lettere della tastiera, comandi funzione, ecc.). Il kit fa perno sulla creatività
dell’utente (persona disabile o familiare e operatore), caratteristica che ne potenzia le
possibilità di crescita: nuove idee di utilizzo, nuovi “oggetti” impiegati come sensori e
interfacce, stimolano ulteriori usi e diffusione. Con Click4All, insomma, si possono
costruire, senza bisogno di avere particolari competenze informatiche o elettroniche,
strumenti musicali, giochi, esercizi, tutti su misura.
Nicola Gencarelli – che per il kit si è occupato di design, accessibilità e comunicazione –
e Luca Enei – ingegnere di 34 anni che invece ha lavorato su progettazione hardware e
software – sono volati in Libano, a Beirut (per ragioni di sicurezza) per incontrare il
personale del centro Zam: 2 fisioterapisti e 2 volontarie. “L’associazione che gestisce
Zam è mista – continua Gencarelli –: ci sono tante mamme dei bimbi disabili che vogliono
partecipare concretamente. Quello che imparano, poi, le trasmettono alle altre mamme: è
un bellissimo esempio di esperienza peer to peer”. Ora, la formazione prosegue a
distanza: “Ci vediamo due volte al mese via Skype. Ci confrontiamo e cerchiamo le
soluzioni migliori”. Il percorso durerà sino a fine 2016: “Certe volte mi trovo a pensare a
quante difficoltà i nostri colleghi siriani siano costretti ad affrontare ogni giorno. Situazioni
che noi non possiamo nemmeno immaginare, ma che non li fermano. Nel dramma, hanno
la forza di continuare a vivere la quotidianità: devono farlo, anche per i loro figli”.

(Ambra Notari)
© Copyright Redattore Sociale

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